domenica 21 settembre 2014

Lezione 1.2 Mio padre è stato per me “l’assassino” [da materialididatticiclassi.blogspot.it]

Abbiamo letto le cinque poesie per il gioco del calcio contrassegnate da quell’immediatezza colloquiale e cordiale dell’espressione che è la modalità espressiva più originale e vera del poeta triestino. Già Leopardi aveva scritto, poco più di un secolo prima, una “canzone civile” intitolata A un vincitore nel gioco del pallone: ma per il grande recanatese il gioco era stato solo un pretesto per esprimere la sua concezione poetica
Ma perché Saba ha scritto le sue poesie? Quali risposte cercava? Perché ambiva/gioiva di sentirsi un uomo “come tutti / gli uomini di tutti / i giorni” capace di godere con gli altri delle piccole gioie quotidiane, accomunato a loro negli slanci di entusiasmo e nei momenti di sofferenza?
Saba, al contrario di Leopardi, affronta un tema così singolare senza preoccupazioni intellettualistiche, solo con l’intento di cogliere gli “immediati grovigli vitali”, cioè la spontaneità di sentimenti contrastanti (come in questo caso l’amore e la rabbia) che da sempre lo avevano affascinato, ispirandogli le sue poesie più belle. 


Mio padre è stato per me “l’assassino”
fino ai vent’anni che l’ho conosciuto.
Allora ho visto ch’egli era un bambino,
e che il dono ch’io ho da lui l’ho avuto.

Aveva in volto il mio sguardo azzurrino,
un sorriso, in miseria, dolce e astuto.
Andò sempre pel mondo pellegrino;
più d’una donna l’ha amato e pasciuto.

Egli era gaio e leggero; mia madre
tutti sentiva della vita i pesi.
Di mano ei gli sfuggì come un pallone.

“Non somigliare – ammoniva – a tuo padre.”
Ed io più tardi in me stesso lo intesi:
eran due razze in antica tenzone.

Il poeta triestino Umberto Saba (1883 – 1957) è una delle figure più originali del nostro Novecento. Il suo Canzoniere, ampliato nel corso delle sue varie edizioni (la prima risale al 1921, l’ultima, postuma, al 1961), contiene tutte le raccolte di liriche da lui composte. 
Mio padre è stato per me “l’assassino” è il terzo sonetto, in cui il poeta rievoca i suoi genitori: il padre, dal carattere libero e incapace di sottostare ai legami familiari, che abbandonò la moglie prima che il figlio nascesse, e la madre, che dovette sostenere da sola l’educazione del bambino, piena di rancore per il marito che l’aveva lasciata e che chiamò sempre “l’assassino”. Un conflitto aggravato, agli occhi del poeta, dall’appartenenza a due religioni e culture diverse: ebraica la madre, cattolica il padre. Solo quando Saba, ormai adulto, conobbe il padre, ritrovò negli occhi e nel sorriso del detestato “assassino” non solo l’uomo che lo aveva generato, ma anche una parte importante di sé, legata alla sua sensibilità umana e artistica. da materialididatticiclassi.blogspot.it


Se abbiamo capito Saba proviamo a fare come lui. Scrivete un testo come il suo (va bene anche in prosa) o segnalate pagine di sport che ricordano le poesia di Saba tipo questa del mio amico alefederico

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