sabato 17 agosto 2013

Zio Lupo, una fiaba horror

Zio Lupo 

C’era una bambina golosa. Un giorno di Carnevale la maestra dice alle bambine:
- Se siete buone a finire la maglia, vi do le frittelle.
Ma quella bambina non sapeva fare la maglia, e chiese d’andarsene al camerino. Si chiuse là dentro e ci si addormentò. Quando tornò in scuola, le altre bambine si erano mangiate tutte le frittelle. E lei andò a piangere da sua madre e a raccontarle tutta la storia.
- Sta’ buona, poverina. Ti farò io le frittelle – disse la mamma.
Ma la mamma era tanto povera che non aveva nemmeno la padella.
– Va’ da Zio Lupo, a chiedere se ci presta la padella.
- La bambina andò alla casa di Zio Lupo. Bussò: « Bum, bum, ».
- Chi è?
- Sono io!
- Tanti anni, tanti mesi che nessuno batte più a questa porta! Cosa vuoi?
- Mi manda la mamma, a chiederVi se ci prestate la padella per fare le frittelle.
- Aspetta che mi metto la camicia.
“Bum, bum”.
- Aspetta che mi metto i mutandoni.
“Bum, bum”.
- Aspetta che mi metto i pantaloni.
“Bum, bum»
- Aspetta che mi metto la gabbana.
Finalmente Zio Lupo aperse e le diede la padella.
– Io ve la presto, ma di’ alla mamma, che quando me la restituisce me la mandi piena di frittelle, con una pagnotta di pane e un fiasco di vino.
- Sì, sì, vi porterò tutto.
Quando fu a casa, la mamma le fece tante buone frittelle, e ne lasciò una padellata per Zio Lupo. Prima di sera disse alla bambina:
- Porta le fritelle a Zio Lupo, e questa pagnotta di pane e questo fiasco di vino.
- La bambina, golosa com’era, per strada cominciò ad annusare le frittelle.
- Oh che buon profumino! E se ne assaggiassi una
E una due tre se le mangiò tutte, e per accompagnarle si mangiò tutto il pane e per mandarle giù si bevve anche il vino. Allora per riempire la padella, raccolse per strada delle polpette di somaro. E il fiasco lo riempì d’acqua sporca. E per pane fece una pagnotta con la calcina di un muratore che lavorava per la strada. E quando arrivò da Zio Lupo gli diede tutta questa brutta roba.
Zio Lupo assaggia una frittella.
– Puecc! Ma questa è polpetta di somaro!
Va subito per bere il vino per togliersi il sapore di bocca.
– Puecc! Ma questa è acqua sporca!
Addenta un pezzo di pane e:
- Puecc! Ma questa è calcina!
Guardò la bambina con occhi di fuoco e disse:
- Stanotte ti vengo a mangiare!
La bambina corse a casa da sua mamma:
- Stanotte viene Zio Lupo e mi mangia!
La mamma cominciò a chiudere tutti i buchi della casa perché Zio Lupo non potesse entrare, ma si dimenticò di chiudere il camino. Quando fu notte e la bambina era già a letto, si sentì la voce di Zio Lupo da fuori.
– Adesso ti mangio! Sono vicino a casa!
Poi si sentì un passo sulle tegole:
- Adesso ti mangio! Sono sul tetto!
Poi si sentì un gran rumore giù per il camino:
- Adesso ti mangio! Sono nel camino!
- Mamma, mamma c’è il lupo!
- Nasconditi sotto le coperte!
- Adesso ti mangio! Sono nel focolare!
La bambina si rincattucciò nel letto, tremando come una foglia.
- Adesso ti mangio! Sono nella stanza!
La bambina trattenne il respiro.
- Adesso ti mangio! Sono ai piedi del letto! Ahm, che ti mangio!
E se la mangiò.
E così Zio Lupo mangia sempre le bambine golose!


Per comprendere il significato di Zio Lupo, è importante ascrivere la fiaba al suo contesto, come si diceva, di cultura contadina, fatta di tradizione orale. La fiaba, come molte altre ascrivibili a questo codice semantico, ruota intorno al binomio natura-cultura: il suo messaggio è quello relativo alla necessità di lasciare il proprio stato ‘selvaggio’ e avvalersi del codice culturale per non finire confusi e persi nello stato di natura (divorati). Nella storia, infatti, la bambina è golosa (attributo spesso dato alle donne, in quanto nutrici) e non abile da un punto di vista tecnico. Il suo errore è quello di non tenere in debita considerazione lo zio Lupo, personaggio quasi sciamanico, parente ma tenuto alla lontana, nel bosco, selvaggio ma attento alle regole: esige infatti il rispetto della parola data che costituisce un vincolo, in una cultura basata unicamente sulla comunicazione orale. La bambina sottovaluta i poteri di Zio Lupo e pensa di poterlo prendere in giro. E’ ingenua, non ha la capacità di discernimento: non sa distinguere il cibo dalle feci. A causa della sua non-adesione al codice comportamentale contadino (ossequio per il trascendente, capacità di discernimento, osservanza della parola data) deve essere punita. A nulla valgono i tentativi di difendersi tramite la parte più saggia di sé (la madre), perché il lupo entra dalla cappa del camino: dall’alto, come una divinità, come qualcosa di soprannaturale. Il messaggio della fiaba, dunque è moralistico: se non ti attieni alle ‘semplici regole contadine’, verrai punito, rischi di essere inglobato per sempre nella natura, di non far parte della cultura.
(Mariolina Gaggianesi)



Una bambina golosa, relazione con l’avidità, siamo a carnevale, la maestra vuole dare alle bambine le frittelle se fanno le brave. Ma la bambina non sapeva fare la maglia, incapacità tecnica.
Si chiude dentro al bagno e si addormenta e le altre bimbe si mangiano tutte le frittelle, quindi racconta tutto alla mamma che le dice di andare da zio lupo, parentela, struttura familiare, l’emirato?è una forma di matrimonio per cui quando il marito muore il fratello di questo può diventare marito della vedova. Zio lupo è una sorta di iniziatore che vive nella foresta, è depositario della padella per le frittelle, resto di cultura antica, ha delle caratteristiche sciamaniche. 
La bambina batte alla porta di zio lupo. Apre e le da la padella. Altro elemento culturale: deve restituirla piena di frittelle e vino,(è simile a cappuccetto rosso), tutto cibo cotto. Le fiabe girano spesso intorno alla produzione di cibo. 
La bimba è golosa e si mangia tutto invece di pensare allo scambio. Zio lupo vuole il baratto, uno scambio, a volte c’è chi per me compra un bene, ma ora c’è uno scambio diretto. La bimba non tiene fede alla parola data, che era molto importante nella cultura orale,in quanto non poteva venire scritta la parola data. L’insegnamento è fatto in modo indiretto, l’apprendimento della regola avviene dal confronto con il comportamento positivo (la mamma che cucina per zio lupo). Ma la bimba si mangia tutto, frittelle, pane e vino, poi si rende conto dello sbaglio, non sa cucinare e non tiene fede alla parola data e in più c’è disprezzo per zio lupo.
Lei si allontana da casa,gioca come una bambina e disprezza zio lupo, che ha legami con il mondo trascendente, mancanza di rispetto nei confronti dei morti. Per riempire la padella raccoglie delle polpette di somaro (coprofilia nei bambini che prelude alla scoperta sessuale). Questa fiaba non è solo per bambini ma anche per adulti. La bambina non sa distinguere il cibo dalle feci, tutto può essere scambiato con tutto a un livello di parità.
È molto importante la tassonomia nella cultura orale perché mancando i documenti scritti vengono definite le cose a livello verbale. Troviamo vari nomi per definire il colore del mare ad esempio. Essere capaci di definire è una delle regole fondamentali. 
La bambina dimostra di far parte ancora del mondo della natura, bambina ancora grezza non ha ancora incorporato i valori culturali e va a finire nella pancia del lupo, serve per far capire che chi si comporta così fa ancora parte del mondo della natura. 
Tutte le fiabe di divoramento strutturalmente sono simili, vogliono definire cos’è la natura, è la non cultura. La cultura contadina ordina la realtà secondo le regole per cui il bambino fa ancora parte della natura. Il divoramento avviene quindi siamo perfettamente nelle radici storiche sottolineate da Propp.
(Il capitolo legata allo strutturalismo di Nicola Martino va fatto bene.)
Arriva a questo punto la punizione, il cattivo, chi non si comporta secondo la trasmissione dei valori culturali, viene incasellato come modello da non seguire. 
Metalinguaggio: essere divorati dal lupo, il pensiero che sta dietro la fiaba è che se non applichi le regole della cultura contadina verrai punito. Questa lettura strutturale del racconto è fondamentale per essere applicata ovunque c’è un racconto. 
La bambina usa acqua sporca per il vino, il pane è sostituito dalla calcina dei muratori. Il lupo con occhi di fuoco, particolare interessante, gli dice stanotte ti vengo a mangiare. La mamma chiude porte e finestre ma si dimentica l’apertura del camino. 
Cos’è la cappa del camino?? È l’asse verticale alto basso che segnala la trascendenza. In Grimm questi particolari non ci sono. Astuzia del lupo, del soprannaturale, alla fine c’è sempre una variabile che appartiene al soprannaturale che all’uomo sfugge e che fa si che il lupo possa avere la meglio sulla bambina. 
La cultura contadina saggiamente evita di essere ipocrita e riconosce la violenza perché non si può far finta che non ci sia. I bambini sono angioletti ma anche diavoletti e bisogna dar loro strumenti per riconoscere la violenza perché se no poi esce e succedono dei disastri. La fiaba è un ottimo strumento. Tutto oggi deve essere nascosto dietro ipocrisia buonista. La donna,perché alimentatrice, si pensa anche come golosa.


di Selma Aslaoui

giovedì 15 agosto 2013

Fiabe abruzzesi raccolte da Italo Calvino

Gobba, zoppa e collotorto

C'era un re che faceva quattro passi.
Guardava la gente,le rondini, le case, ed era contento.
Passò una vecchietta, che andava per i fatti suoi, zoppicava un poco da una gamba, ed era anche un po' gobba,e in più aveva il collo torto.
Il re la guardò e disse:
-Gobba, zoppa e collotorto!Ah...Ah.. Ah!-e le scoppiò a ridere in faccia.
Quella vecchietta era una fata. Fissò il re e disse:
-Ridi, ridi ne riparleremo domani.
E il re scoppiò in un'altra risata:
-ah!, ah!, ah!
Questo re aveva tre figlie, tre belle ragazze.
L'indomani le chiamò per andare a spasso insieme.
Si presentò la figlia maggiore. E aveva la gobba.
- La gobba ?-disse il re - E come ti e' venuta?
-Ma ,- disse la figlia- la cameriera non m'ha rifatto bene il letto, così stanotte m'è venuto tanto di gobba.
Il re cominciò a passeggiare su e giù per la sala; si sentiva nervoso.
Fece chiamare la seconda figlia, e questa si presentò col collo torto.
- Cos'è questa storia?- disse il re - che c'entra adesso il collo torto?
-Sai,- rispose la seconda figlia- la cameriera pettinandomi m'ha tirato un capello..... E io sono rimasta così col collo torto.
- E questa? - fece il re vedendo la terza figlia che s'avanzava zoppicando -E questa perchè zoppica adesso?-
-Ero andata in giardino,- disse la terza figlia- e la cameriera ha colto un fior di gelsmino
e me l' ha tirato.
M'è cascato su un piede e son rimasta zoppa.
- Ma chi è questa cameriera?- gridò il re- Che venga in mia presenza!
Fu chiamata la cameriera: era gobba, zoppa e torta nel collo.
Era la vecchietta del giorno prima! il re la riconobbe subito e gridò:
-Fatele una camicia di pece! e poi mettetela in prigione!
La vecchietta si fece piccina piccina, la sua testa diventò aguzza come un chiodo.
C'era un buchino nel muro e la vecchia ci si ficcò dentro, passò dall'altra parte e sparì, lasciando lì solo la gobba, il collo torto e il piede zoppo.