domenica 14 settembre 2014

Lezione 1 Che cos'è "poetico"?

Benvenuti alla prima lezione di Italiano dell'a.s. 2014-2015. Il Prof. vi ha già spiegato il programma? La questione della comunicazione? Sì? No? Per seguire proficuamente le lezioni di Italiano vi servirà un quaderno nuovo di Poesia, ma oggi vi basta un foglio con una penna. Seguite le slide, poi il prof . Mazzieri vi chiederà di scrivere qualcosa su di voi. Ne verrà fuori una discussione che forse vi sembrerà un po' strana. Non preoccupatevi, non c'è nessun trucco sotto. Oggi è importante che parliate (con ordine) tra di voi, perché non c'è poesia se non c'è qualcuno che ascolta attentamente (e anche i romanzi più belli restano muti, se non dialogano con dei cuori induriti).
Allora 
si comincia







Umberto Saba  (1883 - 1957)
Cinque poesie sul gioco del calcio -  versione stampabile


I - Squadra paesana

Anch'io tra i molti vi saluto, rosso-

alabardati,
sputati
dalla terra natia, da tutto un popolo
amati.
Trepido seguo il vostro gioco.
Ignari
esprimete con quello antiche cose
meravigliose
sopra il verde tappeto, all'aria, ai chiari
soli d'inverno.

Le angoscie

che imbiancano i capelli all'improvviso,
sono da voi così lontane! La gloria
vi dà un sorriso
fugace: il meglio onde disponga. Abbracci
corrono tra di voi, gesti giulivi.

Giovani siete, per la madre vivi;

vi porta il vento a sua difesa. V'ama
anche per questo il poeta, dagli altri
diversamente - ugualmente commosso.


II - Tre momenti


Di corsa usciti a mezzo il campo, date

prima il saluto alle tribune. 
Poi,quello che nasce poi,
che all’altra parte rivolgete, a quella
che più nera si accalca, non è cosa
da dirsi, non è cosa ch’abbia un nome.

Il portiere su e giù cammina come sentinella. 

Il pericolo lontano è ancora.
Ma se in un nembo s’avvicina, oh allora
una giovane fiera si accovaccia
e all’erta spia.

Festa è nell’aria, festa in ogni via.

Se per poco, che importa?
Nessuna offesa varcava la porta,
s’incrociavano grida ch’eran razzi.
La vostra gloria, undici ragazzi,
come un fiume d’amore orna Trieste.


III - Tredicesima partita


Sui gradini un manipolo sparuto

si riscaldava di se stesso.
E quando
- smisurata raggiera - il sole spense
dietro una casa il suo barbaglio, il campo
schiarì il presentimento della notte.
Correvano sue e giù le maglie rosse,
le maglie bianche, in una luce d’una
strana iridata trasparenza. Il vento
deviava il pallone, la Fortuna
si rimetteva agli occhi la benda.
Piaceva
essere così pochi intirizziti
uniti,
come ultimi uomini su un monte,
a guardare di là l’ultima gara.

IV - Fanciulli allo stadio


Galletto

è alla voce il fanciullo; estrosi amori
con quella, e crucci, acutamente incide.
Ai confini del campo una bandiera
sventola solitaria su un muretto.
Su quello alzati, nei riposi, a gara
cari nomi lanciavano i fanciulli,
ad uno ad uno, come frecce. Vive
in me l’immagine lieta; a un ricordo
si sposa - a sera - dei miei giorni imberbi.

Odiosi di tanto eran superbi

passavano là sotto i calciatori.
Tutto vedevano, e non quegli acerbi.

V - Goal


Il portiere caduto alla difesa

ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non vedere l’amara luce.
Il compagno in ginocchio che l’induce,
con parole e con la mano, a sollevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.

La folla - unita ebbrezza- par trabocchi

nel campo: intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questi belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.

Presso la rete inviolata il portiere

- l’altro- è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasta sola.

La sua gioia si fa una capriola,

si fa baci che manda di lontano.
Della festa - egli dice - anch’io son parte.


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Pochi capelli fuori posto, la barba non fatta di alcuni giorni, gli occhiali che evidenziano un leggero strabismo, la voce resa ancora più stridula dall'età: se un'immagine di Saba si poteva avere migliore di questa, sarebbe stato difficile da trovare. Un'immagine profondamente inquietante. Basti provare, per confronto, a paragonarla a tanti letterati "di successo", di oggigiorno e anche del passato, a tanti dei volti che noi stessi di RaiLibro abbiamo raccolto nei nostri ritratti. Quanta distanza dai loro lettori esprimono quei volti rispetto a questo di un uomo anziano che espone se stesso in maniera così piana, senza barriere.

Saba è un povero vecchio e a vederlo vien da ridere. Sembra quasi una caricatura. In una breve dichiarazione prima della lettura delle poesie che presentiamo, Saba ha voluto scusarsi, di fronte alla telecamere, con i suoi ammiratori se la sua ritrosia a mostrarsi in pubblico, se la sua difficoltà a dare seguito ai tanti complimenti ricevuti, viene scambiata per superbia. Mentre lui altro non è che un uomo semplice in casa sua. Un uomo semplice e un grande poeta, che con profonda intelligenza e umanità si mostra in questo modo, senza ossequi e senza necessità di esibire altro, davanti all'occhio delle telecamere.




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