lunedì 8 giugno 2015

Il nome della rosa

Quesiti - sul Nome della rosa:  cliccate dul link e leggetevi il post, vi servirà da guida per il questionario sul "palinsesto del Nome della Rosa di Umberto Eco ". che farete all'inizio dell'anno prossimo. Cercate di capire cosa significano i versi finali del romanzo e, quindi, cosa significa il titolo dell'opera:



stat rosa pristina nomine, nuda nomina tenemus

Compiti per le vacanze

 Avete tutto il tempo per passare delle vacanze intelligenti.
Per aiutarvi vi segnalo una lettura obbligatoria: non si può non conoscere Laura Mancinelli, che, per quanto ne so io, è l'unica storica del medioevo che ha saputo conciliare dottrina e letteratura 


la scelta non può che cadere su I dodici Abati di Challant, opera prima della scrittrice torinese che è pubblicato insieme a altri due romanzi:
- il delizioso Miracolo di Santa Odilia, come una persona intelligente, anche se monacata un po' a forza può evitare di fare la fine della Gertrude dei Promessi Sposi

- Gli occhi dell'imperatore, dedicato a Federico II
su amazon con 10 euro (6 in formato kindle) vi portate a case te romanzi brevi e intelligenti.

A me i libri della Mancinelli sono piaciuti tutti, ma per agli appassionati del Medioevo ne consiglierei due: 

- Il principe scalzo, dedicato a Matilde di Canossa 
- Biglietto d'Amore, che racconta la storia del codice Manesse, il più bello dei manoscritti medievali, e dà vita alle sue meravigliose miniature


Non mi piace imporre le letture, perciò altro non vi chiedo. Ho pensato però che, magari, qualche film può essere un punto di partenza per le prossime lezioni e che dedicare un po' di ore a farsi un po' di cultura cinematografica non è certo tempo perso.

Per esempio un italiano non può non conoscere il Nome della Rosa, che racconta la filosofia medievale (e il presente) meglio di tenti manuali. Lungi da me imporre la lettura di un romanzo obbiettivamente eccellente, ma che può essere affrontato e concluso solo da chi è animato da uno spirito da samurai. Il film di Annaud però ve lo potete guardare eccome. 
Così anche per gli altri film: può uno studente di liceo non conoscere la partita a scacchi tra il cavaliere e la Morte nel Settimo Sigillo di I. Bergmann? 
No allora copio e incollo da qualche sito a caso le presentazioni di alcune pellicole che, al posto vostro, mi guarderei con attenzione quest'estate:
(con altra sintassi si potrebbe anche dire che non vorrei essere al vostro posto a settembre se non li avete visti)
i film sono:
1. Il nome della Rosa (J.J. Annaud, 1986)
2. Il settimo sigillo (I. Bergmann, 1957)
3. Le Crociate (R.Scott, 2005)
4. Monty Python e il sacro Graal (in inglese con i sottotitoli), sennò guardatevi 
L'Armata Brancaleone (M. Monicelli) o Il soldato di Ventura (Bud Spencer)

Non rilassatevi troppo, per quello avrete un'infinità di tempo più avanti
(;-p), fate vacanze buone e attive.


Il settimo sigillo

Verrà la Morte e giocherà a scacchi

Il settimo sigillo, il celebre film di Ingmar Bergman del 1957, [...] ambientato nel XIV secolo attraversato dalla peste, racconta il ritorno in Scandinavia del crociato Antonius Block (interpretato da un giovane Max Von Sydow) che, appena attraccato sulla spiaggia, viene avvicinato dalla Morte, venuta a portarlo via; il cavaliere però ottiene di poter posticipare la dipartita sfidando la Morte stessa a scacchi in una lunga partita che gli permette, nel frattempo, di viaggiare lungo il paese, incontrando persone che tentano di espiare i loro peccati davanti all’epidemia di peste, o che si danno ai piaceri più estremi, o ancora che cercano nell’amore familiare di sfuggire ai dolori della vita.

Riflessione sul destino dell’uomo e sul silenzio di Dio, il film riesce a catturare le ansie di un’epoca, quella tardomedievale, che per certi versi assomigliava al secondo dopoguerra europeo, visto che i due periodi avevano visto grandi tragedie che sembravano rendere vana la fede religiosa; d’altro canto, per stessa ammissione di Bergman, l’ispirazione del film nacque ben prima della Seconda guerra mondiale, quando era bambino e seguiva il padre, un pastore luterano, mentre girava per i paesini nei dintorni di Stoccolma per predicare in chiese in cui la morte compariva spesso nelle vetrate e nei dipinti medievali.






Monty Python e il sacro Graal

Re Artù secondo lo humour inglese

Dopo un film serissimo come quello di Ingmar Bergman, cambiamo completamente tono con Monty Python e il sacro Graal, pellicola del 1975 che segnò l’esordio cinematografico del gruppo comico inglese con una storia vera e propria. Ambientato nell’anno 932, il film (che è e resta , si badi bene, una grandissima puttanata) vede il leggendario re Artù andare a scovare nobili cavalieri in giro per l’Inghilterra e, ricevuto un messaggio direttamente da Dio, imbarcarsi nella ricerca del sacro Graal, tra peripezie e vicissitudini comiche tutte giocate sul gusto per ilnonsense tipico anche della trasmissione televisiva Flying Circus che i Monty Python stavano girando proprio in quegli anni.

Scritto da tutto il gruppo al gran completo (Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle, Terry Jones e Michael Palin) ma diretto solo da Gilliam e Jones, il film in Italia ha avuto una storia molto travagliata: importato nel maggio del 1976 col titolo di Monty Python, fu doppiato dalla compagnia del Bagaglino, che proprio in quegli anni stava iniziando a comparire in tv e al cinema; il doppiaggio, però, non fu per nulla fedele, tanto che molte battute furono cambiate in modo da contenere riferimenti volgari secondo la moda un po’ boccaccesca del periodo e che le parlate dei vari personaggi vennero spesso “regionalizzate”, cioè pronunciate alla toscana, alla romana e così via, forzando in maniera a volte anche pesante l’originale britannico.

Mentre altri lavori dei Monty Python che avevano subito analoga sorte furono ridoppiati per la loro uscita in DVD, questo film purtroppo non ha mai avuto questa fortuna e quindi la grande fama – di cui gode all’estero – in Italia risulta ancora oggi poco comprensibile. Ciononostante, anche sul web esistono versioni sottotitolate più fedeli, che permettono di cogliere l’originalità della pellicola. Guardate quelle

Per quanto riguarda i riferimenti al Medioevo, qui sia la comicità che l’alone leggendario esulano, ovviamente, dalla realtà storica; ciononostante il gruppo inglese si impegnò a dare una rappresentazione fedele dell’epoca, delle sue piaghe e soprattutto della sua sporcizia.


Il nome della rosa 

L’Apocalisse in un’abbazia del Trecento


Il film che dal libro fu tratto nel 1986, seppure inferiore al romanzo, è tutto sommato una buona riduzione, non potevamo quindi non inserirlo anche in questa cinquina: diretto da Jean-Jacques Annaud (con l’ausilio per sua fortuna di tre maestri italiani come Tonino Delli Colli alla fotografia, Dante Ferretti alla scenografia e Gabriella Pescucci ai costumi) e interpretato da Christian Slater, F. Murray Abraham, Ron Perlman e soprattutto da uno straordinario Sean Connery, il film fece incetta di premi in tutta Europa e fece registrare ottimi incassi.

Il film riesce a rendere piuttosto bene l’atmosfera millenaristica dell’epoca e nonostante il regista non si perde il simbolico passaggio dal Medioevo all'età Moderna. La trama generale è sostanzialmente la medesima del libro (anche se manca tutto l’apparato teorico fornito dalle discussioni di cui si rende protagonista Guglielmo di Baskerville): nel 1327, recatisi in un’abbazia del nord Italia per partecipare a un importante concilio, il francescano Guglielmo e il novizio Adso da Melk cominciano ad indagare su una serie di strani omicidi che sembrano inizialmente legati al libro dell’Apocalisse ma che poi si rivelano gravitare attorno all’importante biblioteca del convento ed ai suoi segreti gelosamente custoditi.


Le crociate – Kingdom of Heaven

Un cast stellare per preservare Gerusalemme dagli infedeli


Simile a Braveheart per la poca accuratezza storica coniugata però a grandiose scene di battaglia è anche Le crociate – Kingdom of Heaven, film prodotto e diretto nel 2005 da Ridley Scott dopo il successo, cinque anni prima, de Il gladiatore.

L’azione è qui concentrata nella Gerusalemme del XII secolo in cui le forze cristiane, divise al loro interno, si preparano ad una possibile guerra col feroce Saladino, che nel film viene però presentato come un sovrano giusto e addirittura riluttante allo scontro; mentre il sovrano, il lebbroso Baldovino IV (interpretato da un Edward Norton sempre nascosto da una maschera), muore giovane per la propria malattia, il compito di difendere le mura della città finisce nelle mani di Baliano di Ibelin (Orlando Bloom), giunto in Terra Santa per seguire il padre e per scappare da una condanna per omicidio e qui invaghitosi dell’affascinante principessa Sibilla (Eva Green), sorella proprio di Baldovino.

Forte di un cast stellare – oltre agli attori già citati, compaiono anche Jeremy Irons, Brendan Gleeson, Michael Sheen e Liam Neeson – e di una produzione che non ha certo badato a spese, il film non ha riscosso troppo successo negli Stati Uniti, dove i 47 milioni di dollari incassati hanno coperto solamente un terzo delle spese, ma invece è diventato un blockbuster all’estero, arrivando a un incasso complessivo di quasi 212 milioni di dollari.

La veridicità storica, come detto, è stata messa volutamente da parte fin dall’inizio: anche se i personaggi sono perlopiù tratti dalla storia e alcuni caratteri sono stati rispettati (Baldovino era effettivamente un buon condottiero che morì giovane), l’impianto generale è inventato e romanzato in modo da mostrare da una parte un nucleo di “buoni” e dall’altra di “cattivi” che rendessero più facile catalizzare le simpatie del pubblico; ciononostante, l’idea della Terra Santa da conquistare e preservare dagli infedeli – un leitmotiv di tutto il basso Medioevo – che si mescola con la fame di gloria, di potere e di vita eterna è ben rappresentato dal film, che fornisce uno spaccato spettacolare ma in fondo piuttosto realistico di quella fase storica.