mercoledì 9 marzo 2011

La storia del guerriero

Droctulft (o Drocton) è stato un generale bizantino di origine sveva, crebbe presso i Longobardi e, poichè era "fòrma idoneus", aveva ottenuto da loro la dignità di duca, ma poi ha scelto di raggiungere l'esercito bizantino e di vendicarsi della sua prigionia. Comandava il presidio imperiale di Brescello, in Reggio Emilia, quando il re dei Longobardi Autari aveva investito quell'importante testa di ponte bizantina sulla riva destra del Po. Autari constrinse Droctulf a capitolare e a ripiegare su territori di dominio bizantino, così egli andò a Ravenna: Brescello venne rioccupata dai Longobardi e le sue mura furono rase al suolo. Droctulf, lasciati i Longobardi, trovò accoglienza presso i Bizantini, a Ravenna, città che da allora egli considerò come sua patria. Droctulf riconquistò Brescello, che era stata occupata dai Longobardi: fu il suo primo successo, ma ce ne furono altri. Da lì, dopo aver apprestato una flottiglia di piccole barche, risalì il corso del Padoreno ( un affluente del Po) fino ad investire e a conquistare Classe, tra il 575 e il 576, allora tenuta dal Longobardo Faroaldo. La carriera di Droctulf non si limitò al suolo italiano e alla lotta contro i Longobardi, infatti nel 586 lo troviamo nei Balcani a fronteggiare gli Avari. Le armate bizantine non riuscivano a fermare gli invasori, per cui, l'imperatore Maurizio decise di potenziare la sua macchina bellica. Affidò il comando allo stratego Giovanni Mistacon, affiancandogli Droctulf, che viene definito "longobardo di stirpe, uomo prode e robustissimo per la guerra". I due nuovi comandanti vinsero gli Avari ad Adrianopoli, grazie ad uno stratagemma decisivo di Droctulf che, dopo aver simulato la fuga, si gettò alla testa dei suoi uomini sugli inseguitori, disperdendoli. Così gli Avari dovettero cedere il campo e ritirarsi.
L'epitaffio di Droctulf ne ricorda la sepoltura in San Vitale a Ravenna, ma suggerendo esplicitamente che egli fosse morto lontano da quella città, e che vi tornò solo dopo morto per avervi sepoltura, grazie alle cure di un certo prete Giovanni, al quale Droctulf aveva confidato di voler essere sepolto a Ravenna. E' probabile che sia morto combattendo al servizio di Bisanzio. L'epitaffio ricorda che egli tornava spesso a San Vitale dopo le sue vittorie; è possibile che sia stato da Ravenna inviato a Roma e da lì in Africa, a cercare una nuova collocazione presso Gennadio, di cui conosceva la fama. La sua fu una tipica vita di un guerriero federato dell'Impero; egli era di aspetto terribile, con una lunga barba che gli scendeva sul petto robusto, egli non fu solo un formidabile guerriero, ma anche un "distruttore" nemico della sua stessa gente. Droctulf fu uno dei Longobardi che avevano seguito a Ravenna Elmichi e Rosmunda, gli assassini di Albonio in fuga davanti alla reazione dei guerrieri pavesi comandati da Clefi. L'epitaffio racconta che Droctulf si rifugiò a Ravenna abbandonando i suoi "cari genitori" , prova della sua età giovanissima; ma è difficile credere che giovanissimo nel 572, nel 575-576 fosse già a capo di un contingente bizantino.

 la geografia di Ravenna, molto modificata nei secoli è stata oggetto di difficili studi fin dal XVIII secolo. Ai tempi di Giustiniano la città romagnola era al centro di una laguna circondata da tre Fosse la cui scomparsa è molto antica, precedente, in ogni caso, all'anno Mille: la Fossa Augusta, о Messanica, l'Ascone e il Padoreno. Scriveva il Conte Marco Fantucci , all'inizio del XIX secolo: "II Padoreno era certamente il ramo più inferiore (meridionale n.d.r.) del Pò, che s' innoltrava sotto Ravenna, e che costeggiava internamente le varie Isole, che si andarono formando dalle alture di Comacchio [...] Così pure il Padoreno fu una terza Fossa o ramo del Po, che formatesi le nuove Isole, e nuova spiaggia colle alluvioni del Pò, corse anch' essa paralella alle altre poco sotto la Città di Ravenna, e formò dopo l'interramepto del Porto di Augusto, gli altri Porti [...] Marco Fantucci (conte), Monumenti ravennati de'secoli di mezzo: per la maggior parte inediti .., tomo 1, Venezia, 1805, pp. 43 e ss., in versione digitale    http://books.google.it/books?id=XPDmAAAAMAAJ&printsec=frontcover&output=text

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