giovedì 9 novembre 2017

Vita quotidiana nell'antico Egitto

Questa è la stagione Akhet, il tempo delle piene. Questo è il regno di Ramesse III e la vita, qui a Karnak è sempre più dura.
Sono uno scriba, ma so com’è la vita di un lavoratore. I miei genitori erano contadini, ricordo a malapena la mia infanzia, e, per quel poco che rammento non ho bei ricordi.
Non avevamo soldi poiché il raccolto fatto dai miei genitori, e da tutti gli altri contadini veniva confiscato dallo Stato.
Non godevamo della bella vita che facevano i faraoni con tavole piene di carne, vino e birra, per noi l’alimentazione era scarsa e questo portava a malattie come l’epatite.
I miei genitori morirono quando io e i miei fratelli eravamo ancora piccoli. Ci separarono, mi adottò una famiglia benestante, che mi diede la possibilità di andare a scuola e diventare quello che sono oggi, uno scriba.
Da allora non so più niente dei miei fratelli, non so se sono vivi o morti, se sono sposati e se hanno figli.
Mi piaceva andare in giro per la città di Akhet, avevo familiarizzato con la gente del villaggio.
I bambini mi chiedevano di insegnare loro a leggere e scrivere, facevo dei corsi pomeridiani, nelle loro così dette ‘abitazioni’ .
Il villaggio era composto da capanne, di una o due stanze ciascuna, senza finestre e con un tetto ricoperto da foglie.
Vedevo i lavoratori svegliarsi presto, truccarsi e andare al lavoro, si truccavano per far allontanare le mosche dal proprio volto.
Una mattina, mentre ero solito passeggiare per le stradine di quel villaggio, vidi dinnanzi al recinto della tomba reale, un ammasso di gente gridare.
Incuriosito mi avvicinai, e capii subito che era una protesta poiché i salari erano bassi, e il cibo non c’era.
Gli operai si rifiutarono di costruire piramidi per la sepoltura dei faraoni e dopo questo lungo periodo di sciopero, i funzionari e i sacerdoti si decisero a contraccambiare.
I sacerdoti vivevano nel tempio, tenevano molto alla pulizia del loro corpo e del loro spirito, tanto che durante la notte si alzavano due volte per lavarsi.
Quella stessa mattina, poco dopo la protesta, vidi un uomo piangere, accovacciato a terra. 
Gli chiesi che aveva fatto e mi rispose che non aveva soldi per dar da mangiare a sua moglie e ai suoi figli. Era molto giovane, ci si sposava presto per avere molti figli e dare una degna sepoltura ai propri genitori poiché la speranza di vita era intorno ai trent’anni.
Mi incuriosì la storia di quel mio coetaneo, avevamo molte cose in comune.
Così, quel giorno ritrovando mio fratello, ritrovai la felicità. 



Una vita scandita dal Nilo

Le annuali inondazioni del fiume Nilo, che lasciando sul terreno grandi quantità di fertile limo permettevano di effettuare anche due raccolti all'anno, scandivano la vita degli antichi egizi. 
Tre erano le stagioni, ognuna di quattro mesi di trenta giorni

Akhet (la stagione della piena)

Iniziava il 19 luglio, nel giorno in cui, nel cielo del tramonto, appare la stella Sirio. La piena del Nilo era sempre piuttosto puntuale.
Era la stagione più bella, perché, era quella delle vacanze. Si potevano svolgere attività alternative come la pesca e la caccia nelle paludi. Molti contadini, obbligati all'inattività, si prestavano come operai. Generalmente dai villaggi partivano squadre di operai che si alternavano nei grandi cantieri in turni da 8-10 giorni

Peret (la stagione della semina)

Non c'era tempo da perdere. L’aratura e la semina avvenivano appena l’acqua del Nilo si era ritirata dopo l’inondazione non sempre filava tutto liscio. Se la piena era scarsa il terreno coltivabile si riduceva provocando gravi carestie, di cui ci è stata tramandata notizia da diversi documenti; per questo motivo era importantissima una regolamentazione delle acque e una rete di irrigazione delle terre, che di solito era organizzata e curata da parte del potere centrale.

Shemou (la stagione del raccolto)

Bisognava fare presto I chicchi di cereali erano stivati dentro granai a forma di silos, sotto gli occhi attenti degli scribi che registravano accuratamente il numero dei sacchi versati nei granai. Il Prodotto destinato all'esportazione all'estero doveva essere portato ad Alessandria prima della nuova piena,altrimenti i venti Etesii avrebbero impedito il commercio verso Roma.

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La piramide sociale


La società egizia era impostata su una rigida gerarchia: a parte il faraone, il visir e la stretta élite dei sacerdoti, c'erano le seguenti classi sociali:

Funzionari: 
c'è un governatore nominato dal faraone per ogni nomo. Alle sue dipendenze c'è una burocrazia composta da scribi che si occupano del funzionamento e dell'amministrazione dello Stato.

Scribi:
Sono i pochi uomini capaci di leggere e di scrivere. Esistono vari livelli

- I più capaci controllano le persone e le merci alle frontiere;
ci sono poi gli agrimensori, cioè i misuratori di campi: dopo la piena del Nilo, che cancella - i confini tra i poderi, essi si occupano di suddividere nuovamente i campi; 
altri ancora censiscono, cioè contano, il bestiame, misurano la quantità dei raccolti.

- i meno fortunati trascorrono la vita come scrivani o segretari di un funzionario di grado elevato. 

- Quasi tutti gli scribi, infine, riscuotono le tasse.


Militari:
In tempo di pace sorvegliano il paese e spesso sono impiegati, sotto la guida dei loro comandanti, nei grandi lavori idraulici (bonifiche,erezione di dighe) ed edili (costruzioni di templi e piramidi). In tempo di guerra è il faraone che li guida nelle imprese più importanti: essi ritengono che il suo sguardo abbia il potere di atterrire il nemico!
I soldati godono di molti privilegi e alcuni sono ricchi e possiedono molte terre (ricompensa per il servizio prestato).


Lavoratori:
Gli artigiani non sono ricchi ma godono di un certo benessere. La loro vera ricchezza consiste nell’abilità con cui eseguono il loro lavoro, infatti più sono capaci e meglio sono pagati.

I mercianti viaggiano in tutto il paese navigando sul Nilo. Così facendo, diffondono la moda ed il gusto della capitale contribuendo a creare la civiltà egizia.

I contadini. L’agricoltura è l’attività praticata dalla maggior parte degli Egizi e i contadini sono, in verità, la vera ricchezza dell’Egitto poiché procurano cereali, lino, verdure e papiro per tutti. Ma, come in quasi tutte le epoche della storia, sono i più poveri e sfruttati.

Schiavi: Al di sotto dell’ultimo gradino della piramide sociale ci sono gli schiavi. Per i primi secoli della civiltà egizia non esistevano schiavi, ma solo uomini condannati dalla giustizia ai lavori forzati. Nel II millennio a.C. al tempo delle grandi conquiste territoriali, i prigionieri di guerra vengono fatti schiavi, non hanno diritti e la loro vita non ha valore. Sono di proprietà del padrone e possono venire venduti come un qualsiasi animale da lavoro.



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A tavola

In realtà non si stava a tavola, (solo i vecchi ci stavano), ma si mangiava "alla giapponese" su stuoie. 
La dieta di base della popolazione era molto semplice. Pane e birra erano il cibo e la bevanda più usata e costituivano anche la paga con cui i faraoni compensavano gli operai, dato che il denaro non esisteva. 
Si mangiavano anche: 

- verdure(meglio cotte che crude).

- pesce (moltissimo, sia d'acqua dolce che salata: carpe, muggini, anguille. 

- carne (solo i ricchi ne mangiavano molta: anatre, oche piccioni, quaglie e pellicani.

- uova.( solo in età tarda di gallina, prima andava molto l'oca)

Il ful medames era il piatto nazionale egiziano: piccole fave lessate per ore e insaporite con olio e aromi vari.


Pani e focacce

Pare che ci fossero circa trenta o quaranta tipi di pane con diverse forme, triangolare, rotonda ovale ecc, e ingredienti, orzo, farro, frumento. Il più comune si chiamava Ta, il pane dei soldati. Era prodotto in casa, veniva consumato al naturale o arricchito con grasso e uova, oppure addolcito con miele e frutta. 
Non mancavano le focacce, sulle quali si poteva spalmare il miele o una specie di marmellata di datteri. 
La fine sabbia del deserto non si poteva evitare così si mescolava alla farina e produceva una precoce erosione dei denti.
Il pane che si preparava nel III millennio a.C. era molto simile a quello tradizionale, rotondo che viene fatto ancora oggi dai contadini dell'Alto Egitto e che si chiama aysh sham o pane del sole.
Resti di pagnotte mummificate sono stati trovati in diverse tombe, come quella di Mentuhotep II a Deir el-Bahari. 


Le Case

Quelle dei contadini avevano un solo piano, avevano i pavimenti di terra battuta e avevano un paio di stanze, senza finestre o con finestre piccolissime. All'aperto c'era un cortile con il forno per il pane. 
Vicino alle case c'erano i laboratori degli artigiani: vasai, pittori, falegnami, fabbri, orefici…


Meglio puliti che belli 
Agli occhi dei greci gli egizi si lavavano continuamente. La pulizia era un obbligo per i sacerdoti (completamente glabri in ogni parte del corpo e tenuti ad almeno cinque bagni rituali al dì), ma anche per i contadini che, poveretti, sui lavavano solo una volta al giorno.
I profumi erano molto ricercati; erano realizzati su una base di olio (oggi invece usiamo l'alcool, con il risultato che l'aroma è molto più volatile. in compenso siamo meno vischiosi)
Si truccavano sia gli uomini che le donne; gli adulti come i bambini e erano truccati agli occhi con una sostanza chiamata Kohl (solfato di piombo). Con la matita nera partivano dalla coda degli occhi e tiravano una linea che arrivava fino alla parte alta degli zigomi.
Questo trucco così tipico nasce come una misura per proteggere gli occhi, non era solo un modo per abbellirsi.Infatti, nella terra arida egiziana si sollevava molta sabbia e gli Egiziani, molto intelligentemente, scoprirono questa poltiglia che, applicata localmente, idratava l‘occhio e teneva a distanza gli insetti (un toccasana, peccato sia altamente cancerogeno).


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