Achille è morto, Polissena l'ha ingannato e Paride lo ha colpito a morte a tradimento. I due Atridi,
Agamennone e
Menelao, capi dell'esercito greco, affidano le armi del defunto eroe a
Ulisse. Qualcuno, però, non è d'accordo: in quanto amico del Pelide,
Aiace Telamonio, re di
Salamina,
è convinto che gli dovessero essere assegnate di diritto, anche perché
era il più simile al defunto Achille in forza e valore combattivo di
tutto il restante esercito greco.
Il dramma si apre con la collera di quest'ultimo, accecato da
Atena. Credendo di infierire sui suoi compagni, Aiace massacra i buoi e i montoni degli Achei.
La dea esorta Ulisse ad approfittare della situazione per consumare
la sua vendetta, ma Ulisse rifiuta, non volendo infierire, e
approfittandone per dar voce al pensiero sofocleo riguardo alla
condizione dell'uomo e alla sua sorte effimera.
Tornato in sé, e pieno di vergogna, Aiace decide di riscattare il suo onore e la reputazione, la τιμή (
tīmé,
l'onore ed il rispetto su cui verteva l'istituto sociale della
cosiddetta "società di vergogna", tipico delle istituzioni umane più
arcaiche) della sua famiglia con il suicidio, che gli avrebbe garantito
il κλέος (
kléos, la gloria imperitura dopo la morte). [...]
Il dramma si chiude con la scoperta di Aiace morto e la disputa tra Teucro, Menelao e Agamennone. Il re
atride
rifiuta che gli venga data sepoltura, Teucro al contrario vuole onorare
il fratello. Determinante è l'intervento di Ulisse: nonostante la
disputa avuta con Aiace, consiglia Agamennone di lasciare che Teucro
renda l'ultimo omaggio al defunto.
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SOFOCLE - AIACE
Testo completo in italiano della tragedia
ODISSEO
Grido d'Atena, la più mia degli dèi! Ah sì, mi si
svela all'orecchio il messaggio - lei è indistinta, che importa - lo
catturo, mi penetra: da metallica gola, quasi, di tromba perfetta. Come
sempre m'hai scrutato a fondo, tu. Sì, sto puntando, accerchiando uno
che detesta noi tutti, Aiace, l'uomo dello scudo. Certo, lui. Non un
altro: lo pedino da un pezzo. Vedi, questa notte ci ha diretto contro un
gesto assurdo. Sempre se è sua l'azione. Vedi, non c'è prova che
inchiodi: si tenta, alla cieca. Allora mi offro, mi accollo io
quest'impegno. Che massacro. Proprio un attimo fa lo scopriamo: un
macello totale, per terra, delle bestie razziate, dei vaccari di
guardia, là in mezzo. Colpo di mano. Circola voce che il criminale sia
quello là dentro. L'ha intravisto un teste oculare e m'informa,
chiarisce: tripudiava su e giù per lo spiazzo, solo, lui e la spada
calda grondante. Di volo io scatto sui segni di passi: i suoi, qua e là,
li decifro, su altri mi blocco, non ho elementi, chissà di chi sono.
Perfetto, il tuo intervento: il tuo polso, lo sento, mi pilota costante
nelle mie scelte di ieri, e in quelle future.
ATENA
L'ho capito, Odisseo. T'ho incrociato, per tempo, per esserti amica nella tua battuta.
ODISSEO
Di', tu che mi possiedi, mira preciso il mio sforzo?
ATENA
È così: questa è opera sua, del tuo uomo.
ODISSEO
E il motivo, del suo scatto demente?
ATENA
Rabbia. Rabbia pesante, per le solite armi di Achille.
ODISSEO
Ma su bestie..? Che è il suo piombare su bestie?
ATENA
Illusione, d'imbrattare le mani su di voi massacrati.
ODISSEO
Di', era impulso cosciente, proprio contro gli Argivi?
ATENA
Già azione concreta, se non ero attenta, io.
ODISSEO
Com'è esplosa la furia, l'istinto aggressivo?
ATENA
Losco, col buio, vi precipita addosso. Solo.
ODISSEO
Di', ci fu addosso, ormai sul traguardo?
ATENA
Già a contatto dei capi, là sulla soglia.
ODISSEO
E ferma il gesto omicida a mezz'aria. Che fu?
ATENA
Io.
L'inchiodo. Nel cervello gli sferro visioni asfissianti, nella sua
frenesia disperata. Lo dirotto su pecore e capre, poi sul bestiame di
guerra, massa ancora comune, sotto vaccari guardiani. Cadde là in mezzo:
tosatura di morte, folla di corna, gorgo, a schiantare le schiene. Per
lui, ammazzava i due Atridi stretti sotto i suoi colpi: poi un altro,
addosso, un altro dei capi d'armata. Illuso. No, ero io! Col suo
cervello malato, ossessionato, io lo frustavo, l'affondavo nella
trappola cupa. Alla fine la smise con quel suo ammazzare. Ora tocca alle
bestie vive: le lega coi lacci e col grosso del gregge le tira al
coperto. Nemici cattura, per lui' non la massa bovina! Anche adesso
continua l'osceno supplizio delle bestie inchiodate, sotto la tenda.
Vieni. Mostrerò anche a te la demenza di Aiace, lampante. Guardala bene,
e gridala ai Greci del campo. Sta' calmo, resisti. Non prenderlo come
una disgrazia tua, il contatto con lui: io faccio barriera al bagliore
stravolto degli occhi. Non vedrà che sei tu.